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APP. PISTOIESE: IL CIMONCINO E LE VENE DEL LAGO
E salvo pochi metri appena più impegnativi; 550 m, h 5.
A due passi dalle folle del Lago Scaffaiolo, appena al di là del crinale in versante toscano si trova un monte dirupato e solitario: il Cimoncino (da non confondere con l’omonima anticima del M. Cimone); poco lontano, sul medesimo versante e appena sotto il M. Cupolino, sgorgano dal terreno belle, numerose e abbondanti cascatelle: le Vene del Lago, ignote ai più, che danno origine al Torrente Volata, affluente di sinistra della Lima.
La Doganaccia, località sciistica al termine della strada che sale da Cutigliano e dal Melo, è il punto di partenza migliore per visitare questa zona; quanto al percorso qui descritto, sono possibili diverse varianti che verranno accennate.
P.S. La numerazione dei sentieri CAI, qui come altrove, è in corso di modifica: nella descrizione seguente, pertanto, si forniranno sia le nuove che le vecchie codifiche.
Dal grande piazzale-parcheggio della Doganaccia all’arrivo della funivia (1501 m) si scende a piedi per qualche minuto la strada asfaltata già percorsa per raggiungerlo, fino a uno stradello sterrato (1465 m c.) che si stacca alla sinistra di chi scende inoltrandosi nella valle della Volata; si può parcheggiare anche qui, ma con pochi posti a disposizione e nessun vantaggio: infatti in questo modo il tratto asfaltato evitato all’andata lo si percorrerà al ritorno. Preso lo sterrato, a un primo bivio si prosegue a diritto trascurando il ramo che sale a sinistra (tabella con indicazione ‘sorgente Calanca’); poco dopo confluisce da destra un altro tracciato che proviene anch’esso dalla Doganaccia poco sotto il suo lago e che potrebbe costituire un’alternativa di accesso a questo itinerario, ma con aggravio di dislivello e senza alcun beneficio.
Nota 1 – Al primo bivio il ramo di sinistra sale con larghe svolte in bell’ambiente aperto fino a innestarsi nel sentiero CAI 276 – ex 66 – tra la Doganaccia e il Passo della Calanca. Seguendo quest’ultimo verso destra si giunge poco dopo alla ‘sorgente’ della Calanca, cioè a una captazione nascosta all’interno di una costruzione appena al di sotto del sentiero; da qui una bella traccia orizzontale taglia a mezza costa verso destra gli aperti pendii di mirtillo fino alla larga sella appena sotto il Cimoncino (vedi sotto), che da lì è raggiungibile in pochi passi. Interessante alternativa all’itinerario principale, che però non consente di osservare – ed eventualmente salire – il versante roccioso del Cimoncino, né di visitare per strada la casetta delle Valli.
Dopo aver superato il Fosso della Calanca (1384 m, punto più basso dell’itinerario), a un secondo bivio si sale a sinistra evitando il ramo di destra, che perde quota nella valle della Volata; a un tornante si trascura un altro stradello (peraltro poco evidente) che se ne stacca verso destra, e si continua all’aperto fino a una larghissima radura erbosa al cui margine sinistro si trova, vicino al tracciato principale, un edificio detto casetta delle Valli (1540 m c., h 1.30), generalmente chiuso ma con tettoia, tavolo e panchine davanti all’ingresso e una fonte con rubinetto (non sempre aperto) sul retro, e con bella vista sul roccioso versante O del Cimoncino. Ripreso il cammino si può continuare sullo stradello che, disegnata una larga ‘esse’ e divenuto sentiero, porta infine ripidamente alla sella (1663 m) accanto al Cimoncino; ma si può anche costeggiare in modo più diretto il versante roccioso antistante, salendo dove si vuole ed evitando naturalmente di impegnarsi in difficoltà rocciose indesiderate, fino a raggiungere la cima senza toccare la sella.
Raggiunta dalla sella verso destra (S) la larghissima e panoramica vetta del Cimoncino (1667 m, h 0.30/2.00), si può eventualmente ritornare alla sella medesima e continuare nella stessa direzione sul lato opposto salendo un largo e ripido tracciato, ben riconoscibile perché fiancheggiato da una recinzione, che porta in breve al crinale spartiacque (sent. CAI SI – ex 00) in prossimità del Lago Scaffaiolo, che si trova a destra; se invece si intende continuare per le Vene del Lago, dalla cima si volge verso sinistra (E) rispetto alla direzione di provenienza (cioè dalla sella alla cima) seguendo verso il basso una larga dorsale erbosa con qualche roccetta emergente fino a notare alla propria sinistra, al di là di un solco, l’inizio di una recinzione, sul cui primo palo di sostegno si distingue un nastro bianco. Raggiunto il palo e facendo attenzione al filo di ferro sospeso o giacente sul terreno, si prosegue per pochi metri orizzontalmente a destra della recinzione fino a riconoscere, qualche metro sotto, una traccia evidente che poco oltre va ad attraversare, sotto due alberi, un largo canale roccioso e detritico, che altro non è che il ramo secco di origine della Volata. Per raggiungere la traccia si scendono con attenzione pochi metri sull’erba; fatto ciò, si prosegue senza ormai più problemi di orientamento su un tracciato a andamento all’incirca orizzontale con alcuni saliscendi, regolarmente marcato da ometti, nastri bianchi e picchetti di legno dipinti di arancione. Si traversa dunque il ramo secco della Volata su traccia che per qualche metro è un po’ esposta e delicata perché stretta e sporca di detriti (attenzione!); ma appena usciti dal canale il tracciato diventa solo erboso, attraversando facilmente aperti pendii comunque ancora abbastanza ripidi. Passati sotto un altro albero isolato utile come riferimento e superato un ultimo costone ci si affaccia finalmente sul ramo attivo della Volata, che prende origine da belle cascate che scaturiscono da diverse polle poco sopra il sentiero: le Vene del Lago.
Nota 2 – Nonostante il nome e l’apparente verosimiglianza (il Lago Scaffaiolo si trova poco sopra) non sembra possibile che sia il lago soprastante, piccolo e senza immissari, ad alimentare la cospicua portata delle Vene.
Nota 3 – Dal sentiero si può facilmente ma senza traccia, per visitare da vicino le sorgenti, salirvi sia da sinistra che da destra: in quest’ultimo caso con maggiore cautela perché il terreno vi è perlopiù bagnato. Si potrebbe anche proseguire poi verso l’alto per la massima pendenza, ripidamente ma senza difficoltà, fino al soprastante e vicino sent. CAI ex 4 (non censito a nuovo).
Di là dalle Vene si procede su terreno via via meno ripido, in ambiente ancora alpestre e assai suggestivo, seguendo con attenzione le segnalazioni e superando qualche lembo di bosco e alcuni brevi tratti un po’ infrascati. Infine si esce su un vasto pianoro d’erba e cespugli all’altro lato del quale s’incrocia il sent. CAI 284 (ex 4; h 1.00/3.00); seguendolo a sinistra si sale (prendendo più su, a un bivio, la diramazione di destra, ex 4b) al Passo dei Tre Termini (1784 m) e al Lago Scaffaiolo (1793 m il rifugio Duca degli Abruzzi poco sopra; h 1.00/4.00). Da qui con il sent. 276 si ritorna alla Doganaccia (h 1.00/5.00).
Nota 4 – Al bivio sotto il Passo si può anche prendere la diramazione di sinistra (ex 4) che, tagliando a mezza costa sotto il Cupolino in versante toscano, consente di raggiungere più velocemente il sentiero di crinale al di là del Lago Scaffaiolo, che così verrebbe dunque evitato. Qualche metro dopo il bivio si trovano un pannello e, appena sotto il sentiero, una vecchia croce (‘la croce del Bornaccini’) che ricordano una disgrazia invernale del 1935; più avanti si nota, anch’esso poco a valle, un ricovero di pietre.