

Da carta MapTrek Italia
SENTIERO DEL CIMO E BALZI DEL CIMO
Il versante Est del M. Cimo è già stato illustrato in via generale con un precedente articolo su questo sito: qui sotto s’inizia a descriverne in dettaglio gli itinerari.
Sentiero del Cimo
Il sentiero del Cimo (toponimo proposto) porta senza difficoltà dalla Coccia di Vico alla cresta sommitale del Cimo e ne costituisce la più breve via di salita, e anche la più facile insieme a quella dalla Foce delle Terre Rosse, che però è meno interessante e preceduta da lunghi avvicinamenti sia da Vico Pancellorum che da Limano; ed è la più ovvia via di discesa per molti degli itinerari a questo monte. Il sentiero è abbastanza evidente salvo che nella parte più alta, dove è anche più ripido e un po’ sporco, ma è segnato in abbondanza dall’inizio alla fine.
La sella di uscita del sentiero tra le quote Sud e centrale del Cimo, essendo collegata da traccia alla vicina Foce delle Terre Rosse costituisce valico, sia pure indiretto, tra Vico e Limano, aggiungendosi così alla medesima Foce delle Terre Rosse e al valico a 680 m c. sulla Costa Mazzalucchio.
La parte inferiore di questo sentiero percorre la boscosa dorsale SE della quota S del Cimo a partire da “una specie di pianoro verde con castagni” a 645 m c. (pg. 66 del libro), importante incrocio di vari itinerari poco al di sopra del letto della Coccia di Vico. Ad esso si arriva dal parcheggio di Vico Alto (656 m) percorrendo il sentiero CAI 8 e poi quello dell’acquedotto (it. B11) che a sinistra scende alla Coccia di Vico; guadato il torrente qualche metro a monte della condotta dell’acqua, di là si sale in breve per tracce (preferibilmente sulla sinistra) al pianoro. Se il guado si preannunciasse problematico, se ne può scegliere uno più facile un po’ a monte procedendo così: si prosegue sul sent. 8 ignorando quello dell’acquedotto; dopo qualche minuto, subito prima di un tabellone di legno a destra, una traccia scende a sinistra verso la Coccia; poco prima che la raggiunga (in un punto che non sarebbe idoneo), all’altezza di un ghiaione si scende con cautela un pendio di qualche metro che porta al letto in un punto facilmente guadabile; di là una vaga traccia verso sinistra porta in pochi minuti al pianoro (h 0.35; ambedue le opzioni sono rappresentate sulla carta).
Dal pianoro si segue verso l’alto la dorsale SE su una traccia segnata, all’inizio incerta, che più su diventa chiara quando va a coincidere con quella dell’acquedotto (la cui condotta sale interrata da sinistra); quando quest’ultima, dopo aver piegato a destra, si dirige in orizzontale all’anfiteatro di Paretana e alla sorgente del Pollatoio, si continua invece in salita a sinistra (segni) sul fianco destro della dorsale lasciando a destra più su, a due tornanti, altrettante tracce parallele al sentiero dell’acquedotto dirette anch’esse a Paretana (altre ancora se ne staccheranno più in alto); si torna poi sul filo, giungendovi quindi da destra, a un primo, panoramico pulpito roccioso (752.0 m CTR) a cui giunge dal lato opposto un’altra chiara traccia.
N.B. Questa traccia proviene dalla variante alta del sentiero della Coccia di Vico, it. B10 del libro, a cui si rimanda per la sua descrizione. Essa costituisce un accesso alternativo al sentiero del Cimo, ma tortuosa e più lunga e quindi sconsigliabile se il punto di partenza è Vico; sarebbe utile invece se si provenisse da Limano, da cui vi si arriva salendo a valicare a 680 m c. la Costa Mazzalucchio con l’it. C21, dirigendosi verso il ponte di Pastella con l’it. C24, e infine seguendo l’it. B10 fino al bivio al quale essa si stacca salendo a sinistra.
Dal primo pulpito si guadagna quota, prima sul filo della dorsale e poi sulla destra, fino a un secondo pulpito panoramico (868.9 m CTR); si prosegue ora a sinistra del filo e poco sopra si giunge al bivio segnato con la traccia che a sinistra va ai Balzi del Cimo (895 m c., h 0.45/1.20); ancora sopra si giunge da sinistra a un terzo pulpito, se ne risale il filo a monte, si effettua un lungo traverso ascendente verso destra, interrotto a metà dalla salita su un altro crinale, fino a uscire alla larga sella tra la quota S e la centrale del M. Cimo, dove si intercetta la traccia che le collega (1070 m c., h 0.25/1.45).
E, dislivello 450 m, h 1.45.
Balzi del Cimo
I tre Balzi del Cimo (toponimo proposto), raggiungibili a partire dal sentiero del Cimo, sono belle strutture rocciose che precipitano a valle imponenti, ma che con le loro ‘cime’ piatte – spettacolari balconi affacciati sul vuoto sottostante – si collegano ai pendii sovrastanti senza alcuna asperità e risultano dunque facilmente accessibili. Dal più alto dei tre si può poi salire ripidamente ma senza speciali difficoltà alla cresta Sud del Cimo poco prima della sua quota Sud, ottenendosi così un magnifico anello da Vico; il ritorno avverrà o con il sentiero del Cimo o con quello che scende dalla Foce delle Terre Rosse.
È possibile percorrere (con molta attenzione) questo itinerario anche in discesa a partire dalla cresta Sud: il Balzo Maggiore è ben visibile dall’alto e non ci sono pertanto problemi di orientamento. Il collegamento tra tale Balzo e la cresta Sud può essere effettuato anche in altro modo, ma quello descritto è il più diretto, logico e intuitivo e anche il meno impegnativo.
Dal bivio sul sentiero del Cimo (895 m c., fin qui h 1.20 da Vico), ben segnalato da una scritta su un sasso e da un ometto verso i Balzi e un altro verso il Cimo, si segue a sinistra una traccia (ometti, segni) che va a percorrere una specie di largo ma spiovente cengione boscoso al di sotto di fasce rocciose. Al suo margine inferiore, cioè verso il basso e a sinistra, si nota presto un bel pulpito all’aperto, che è il più basso dei tre Balzi (Balzo Minore; probabilmente è la quota 898.9 m CTR), e vi si arriva con qualche cautela ma facilmente; al di là precipitano salti rocciosi verticali. Continuando a risalire ripidamente il cengione verso l’alto, in prossimità ma a distanza di sicurezza dal suo bordo inferiore, si raggiungono presto il secondo Balzo (Balzo di Mezzo) e il terzo e più alto (Balzo Maggiore; probabilmente è la quota 937.2 CTR), ambedue di conformazione simile al più basso e allo stesso modo sporgenti sul vuoto e panoramici (h 0.30/1.50). Dal Balzo Maggiore si sale ora per la massima pendenza il ripido pendio a monte verso la cresta S del Cimo, a destra di una dorsale rocciosa da evitare, su terreno di erba, roccette e rado bosco. Con attenzione ma facilmente, sfruttando tracce di capre e da ultimo con una specie di doppio tornante, si esce sulla cresta S (nastro su un sasso, 1010 m c.) a poca distanza dalla quota S del Cimo (1083.5 m CTR, h 0.25/2.15).
EE; da Vico dislivello 465 m, h 2.15.