M. CIMO – CRESTA OVEST

Questo è il primo di alcuni articoli che saranno dedicati al M. Cimo, montagna poco nota forse perché soffocata dai due ingombranti vicini, il Balzo Nero e il M. di Limano: dei quali ripete un po’ le caratteristiche morfologiche, ma in tono minore e a più bassa quota. Gli itinerari che saranno oggetto di questo articolo e dei successivi non furono descritti in Le dolomiti della Val di Lima e l’Orrido di Botri perché all’epoca l’autore non li conosceva; ma ora si può affermare, con cognizione di causa, che specialmente quelli sul versante Est del Cimo sono davvero interessanti, e tali da fare entrare a pieno titolo questa ‘parete’ nel novero delle più notevoli della Val di Lima: Est e Ovest del Balzo Nero, Est del M. di Limano, Est del Mosca, Sud del Prato Fiorito e Est della Penna di Lucchio.

Al M. Cimo per la cresta Ovest
EE (I), dislivello 600 m, h 5.

Dalla quota meridionale del M. Cimo una cresta scende uniforme verso la Coccia di Limano, con bei tratti all’aperto e qualche balza rocciosa; essa viene incrociata dal sentiero che da Limano sale al Cavallino e a Granaia (it. C12 del libro), che ne costituisce pertanto un comodo accesso.
Per ritornare a Limano, l’itinerario più semplice passa per la Foce delle Terre Rosse e Granaia, ma in alternativa si può anche scendere l’attraente e panoramica cresta Sud del Cimo: il prosieguo sulla boscosa Costa Mazzalucchio, però, è già meno gradevole, e il sentiero che poi scende verso destra alla Coccia di Limano e allo sterrato per Limano, poco battuto e un po’ infrascato, per essere seguìto senza errori di percorso richiede molta attenzione.
N.B. Eccettuata la cresta qui descritta il versante Ovest del Cimo, pur qua e là roccioso ma perlopiù boscoso, non offre speciali attrattive. La sella a 916 m, dove la Costa Mazzalucchio, aumentando bruscamente la pendenza e diventando da boscosa rocciosa, si trasforma nella cresta Sud del Cimo, contrariamente a quel che ci si potrebbe attendere non è attraversata da nessun sentiero. Il terzo valico tra Coccia di Vico e Coccia di Limano – oltre cioè alla Foce delle Terre Rosse e alla quota 680 m c. (vedi sotto) della Costa Mazzalucchio – è altrove, e se ne parlerà a proposito del versante Est del Cimo.

Da Limano (piazza Gave, 513 m) con l’it. C12 del libro si sale alla cappella della Madonna della Costa e si prosegue a destra sullo sterrato che con qualche saliscendi porta al greto della Coccia di Limano, alla confluenza da sinistra del Rio Coccetta (h 0.45). Attraversato quest’ultimo, si sale alla sinistra della Coccia di Limano fino a guadarla una prima volta; dopo il terzo guado, trovandosi dunque per la seconda volta alla sua destra, s’incrocia presto la cresta O del M. Cimo (h 0.30/1.15). Lasciato il sentiero per il Cavallino e Granaia, s’inizia a seguire facilmente il filo di cresta tra erba, rado bosco e roccette. Un’alta balza rocciosa deve essere aggirata a sinistra (vecchi segni rossi); più su, riguadagnato il filo, si sale piacevolmente all’aperto, affrontando più o meno direttamente le varie roccette e, in sostanza, passando dove si vuole – si trova qualche ometto -; un’altra larga fascia rocciosa deve però essere salita tendendo dal centro a sinistra e passando sotto un caratteristico albero secco. Infine, dopo una sella boscosa, si guadagna senza difficoltà la vetta meridionale del Cimo, la più bella e panoramica (1083 m, h 1.30/2.45).
Si può ritornare a Limano in due modi:
1) scendendo verso N alla Foce delle Terre Rosse, di qui a Granaia e, con il sent. CAI 10A, al paese: it. C26 e C18 all’inverso, h 2.00/4.45;
2) scendendo la cresta S del Cimo e poi la Costa Mazzalucchio fino a 680 m c. (it. C27), e da qui prendendo a destra il vecchio sentiero in degrado dell’it. C21: h 2.15/5.00.

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