APP. PISTOIESE: TORRE DEL FATTUCCHIO M. CARDOSO E M. TORTO

Dalla Selletta, sul crinale spartiacque appenninico tra M. Gomito e Abetone, si stacca in versante tirrenico una dorsale che divide l’alta Val di Lima da quella del Sestaione suo affluente di destra; su tale dorsale sorgono, da monte a valle, prima l’aperta cima del M. Torto, poi quelle boscose del M. Cardoso, del M. Cardosino e della Serra, e infine il Cappel d’Orlando sopra la confluenza dei due torrenti a Ponte Sestaione. Il versante Sestaione della dorsale tra Torto e Cardoso, rivolto a Sudovest, è ripido, aperto e attraente: cenge e cengioni d’erba e rado bosco vi si alternano a larghe fasce rocciose orizzontali; incrociandole, dal crinale scendono dorsali secondarie che formano balzi imponenti e caratteristici, in forma di ampie e piatte terrazze che scoscendono a valle; più in basso, poco al di sopra del Sestaione, sorge isolata l’ardita Torre del Fattucchio. L’itinerario che segue si porta alla base di quest’ultima (la cui cima non è accessibile all’escursionista), percorre un lungo sentiero a mezza costa che attraversa questo bel versante, sale per cresta al M. Cardoso, prosegue sul crinale sommitale fino al panoramico M. Torto, e infine ritorna al punto di partenza con un magnifico sentiero sul Sestaione.

Sulla strada da Piano degli Ontani a Pian di Novello in Val Sestaione, poco prima di quest’ultimo, a destra si stacca uno sterrato in moderata discesa con indicazione Torre del Fattucchio, che giunge in breve a una casa isolata (Casa della Piaggia) e poco dopo, divenuto più stretto, ad altre due o tre case in loc. Il Catino. Per quanto, in assenza di divieti di sosta, sia possibile parcheggiare sia nell’ampio spiazzo davanti alla Casa della Piaggia che al Catino (qui non più di un posto), è opportuno e consigliabile fermarsi invece in uno degli slarghi a fianco della strada, appena prima della Casa della Piaggia (1000 m c.).
Raggiunto Il Catino (1023 m), un cartello indica il sentiero per la Torre del Fattucchio, che in pochi minuti scende a superare il Sestaione su una passerella (1000 m c.) di là dalla quale si trova uno sterrato lungo il torrente. Fatti pochi passi a destra, un altro cartello per la Torre invita a prendere una traccia sul lato opposto dello sterrato che, presto divenuta un chiaro sentiero segnato, sale in diagonale destra nel bosco lasciando a sinistra un’altra traccia segnata che sale ripida (ometto; vedi più avanti). Giunto alla base della Torre, il sentiero l’aggira su una cengia stretta ed esposta attrezzata con una corda fissa e, sul lato opposto, sale una rampa di pochi metri (corda anche qui) fino a una spettacolare piattaforma rocciosa larga e orizzontale, prudentemente cinta da una ringhiera di corda, con bel panorama sulla valle e situata esattamente ai piedi della verticale cuspide sommitale della Torre del Fattucchio (1100 m c., h 0.35). Ridiscesa la rampa si torna alla cengia attrezzata già percorsa al’andata notando, prima di raggiungerla, un altro sentiero che va a sinistra a traversare un ripido invaso con l’aiuto di una corda fissa.
N.B. Anni fa (2012) tale sentiero scendeva allo sterrato sul Sestaione a valle della passerella sotto Il Catino, lasciando a sinistra un paio di diramazioni segnate che chi scrive non percorse e non conosce.

Dopo la cengia attrezzata, dunque, si ripercorre il sentiero di accesso alla Torre per pochi minuti fino al bivio con ometto già notato all’andata: qui si segue a destra la diramazione che sale, segnata di blu. Poco sopra, scomparsi i segni (che probabilmente si inoltravano in una zona ora sommersa dalla vegetazione), si segue comunque un chiaro sentiero verso l’alto mirando a un nastro arancione su un albero; da qui si asseconda a destra – cioè ritornando verso la Torre – una vaga traccia, su terreno che all’inizio per qualche metro è un po’ infrascato ma poi diventa pulito; la traccia traversa una conca al suo limite superiore, sotto le rocce, su una specie di cengia; di là si notano due ripide rampe erbose che dalla conca salgono fin sopra la verticale della Torre: se ne percorre in esposizione la più alta fino a un pulpito panoramico sopra la Torre (h 0.20/0.55). Qui si ritrovano i segni azzurri, e inizia uno splendido sentiero orizzontale, all’inizio alquanto esposto, che traverserà lungamente in quota tutto il versante.
Lasciata dunque alle spalle la Torre del Fattucchio, si traversa un primo canale; a un altro più avanti una traccia con vecchi segni rossi e ometti sale verso l’alto alla sua destra idrografica (vedi oltre); il sentiero principale prosegue sempre chiaro, segnato di blu e con qualche nastro arancione agli alberi; arrivati a un canale caotico e ingombro di vegetazione, bisogna tenersi in quota (ometto e poi segni) districandosi al meglio, anziché scendere ad attraversarlo dove il terreno è più libero e poi riguadagnare quota al meglio; a una costola appena oltre si trascurano vaghissime tracce che proseguono in orizzontale erroneamente marcate da nastri e ometti.
N.B. Comunque, se si seguissero tali tracce si andrebbe senza possibilità di errore a ritrovare il sentiero segnato, che sale da una carbonaia sottostante.

Si segue invece per breve tratto la costola stessa verso il basso – sono presenti molti segni, ma visibili solo a chi la risale -, lasciandola per piegare a sinistra fino a una larga carbonaia; da qui il sentiero prosegue per un po’ in salita, poi torna a traversare e infine incrocia una dorsale (quella SE del M. Cardoso) oltre la quale esso termina su uno sterrato che proviene dalla strada dell’Abetone tra Pianosinatico e Cecchetto (h 1.25/2.20). Evitando una pur possibile prosecuzione sullo sterrato, alternativa più larga e meno interessante, si sale invece l’elementare dorsale SE del M. Cardoso, all’inizio tra rado bosco, erba e bei pulpiti rocciosi affacciati sulla Valle del Sestaione; poi, dopo alcune sellette, più ripidamente nel bosco, di carbonaia in carbonaia, fino alla cima del M. Cardoso (1410 m, h 0.40/3.00). Da qui, proseguendo sul crinale sommitale in lieve discesa, si giunge al bivio con un sentiero che, a destra, proviene dallo sterrato toccato poco prima; più avanti si arriva all’uscita da sinistra, poco evidente (vecchia freccia incisa sulla corteccia di un faggio), del sentiero di cui si era notato l’inizio dal basso, dalla lunga traversata sottostante.
N.B. Tale sentiero può essere utile ad abbreviare l’anello limitandolo alla parte più alpestre: Torre del Fattucchio e adiacenze, prima parte del sentiero orizzontale (la più aerea) e M. Torto.

Poi, raggiunta un’ampia sella (1308 m) alla base del M. Torto, il percorso segnato sale a destra a scavalcare una dorsale secondaria e infine piega a sinistra fino a raggiungerne la panoramica cima con cippo, resti di un muro circolare e panchina affacciata sui dirupi sottostanti e la Valle del Sestaione (1391 m, h. 0.45/3.45). Ripresa verso destra la direzione del crinale principale, il sentiero scende nel bosco al vicino lago Bàccioli (1293 m, h 0.15/4.00) al punto di valico della strada tra Fontana Vaccaia (Lima) e Pian di Novello (Sestaione); pochi metri a sinistra, dalla strada si stacca un sentiero con indicazione per la Torre del Fattucchio che scende fino a sfiorare il ponte sul Sestaione della medesima strada e poi ne costeggia il corso dall’alto con bei punti panoramici. Raggiunto infine uno sterrato, si arriva in breve alla passerella superata in partenza e si ritorna al Catino, alla Casa della Piaggia e al parcheggio (h 1.00/5.00).
EE, dislivello 600, h 5. Ad eccezione della lineare dorsale SE del M. Cardoso, che non dà problemi di orientamento, tutto l’itinerario è marcato da segni di vario colore, nastri agli alberi e ometti.

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