FOCE TRETA AL FREDDONE E M. PAGLINO

La cresta Ovest del M. Freddone, che con un alto sbalzo verticale precipita sulla strada della Tùrrite Secca a Ponte Merletti, è divisa in due parti dalla netta incisione di Foce Treta; al di sopra non sarebbe proibita all’escursionista, per quanto impegnativa (II, molta esposizione), se non fosse per il grande salto di 30/40 metri sovrastante la Foce, che richiede un’arrampicata in sicurezza fino al III+ oppure un aggiramento a destra poco più facile ma troppo pericoloso per essere affrontato senza manovre di corda; per questo motivo si rinuncia a descrivere la cresta al di sopra della Foce, qui come già in Apuane 2, e la si sconsiglia con fermezza all’escursionista. Ma a valle di Foce Treta il filo è bellissimo senza essere elementare; Foce Treta stessa è un luogo suggestivo nonostante il nome (treta = tetra, probabilmente); e l’alternativa proposta per evitare la parte alta della cresta è una interessante e non banale traversata fino alla via normale, su terreno aperto e vario ai piedi della parete Sudovest della montagna. Conclude l’itinerario, prima del ritorno a Ponte Merletti dopo il passaggio dal paese abbandonato di Campanìce, la traversata del M. Paglino, bel satellite del Freddone tra la sua cresta Sud e Fociomboli, già accennato all’it. 72 di Apuane 2.
N.B. 1 – Nonostante il suo nome, Foce Treta non è un punto di valico tra i versanti Nord e Sud del Freddone. Da Campanice (Sud) la si può sì raggiungere con attenzione direttamente dalla chiesetta del paese su ripidi pendii di paleo in totale assenza di tracce, oppure risalendo un ghiaione (anch’esso senza segni di passaggio) e poi obliquando da destra a sinistra su un segmento della già detta traversata sotto la parete Sudovest; ma sul versante opposto, cioè verso Nord, dalla Foce ci si affaccia su placche ripide e non facili sotto le quali non si distinguono sentieri.

EE (II), 650 m, h 5.

Da Ponte Merletti (800 m) sul versante garfagnino della strada del Cipollaio si segue il sentiero CAI 129 fino al chiesino di Campanice (1050 m, h 0.40), dove lo si abbandona per prendere a sinistra un largo tracciato orizzontale che traversa nel bosco, oltrepassa due vecchi ravaneti e passa a monte dei ruderi di un piano caricatore (qui brusca deviazione a destra e breve tratto ripido, ometti). Si continua risalendo all’aperto una bella via di lizza fino a una cava abbandonata in posizione panoramica, e subito sopra si tocca la cresta O del Freddone (1105 m c., h 0.30/1.10), dove s’ignora la prosecuzione del sentiero – segnalata da un ometto con segno rosso – sul versante opposto (vedi Apuane 2 it. 71).
N.B. 2 – All’itinerario tra Campanice e la cresta O si può arrivare in vari punti anche seguendo a sinistra, una decina di minuti dopo Ponte Merletti, uno sterrato che porta a due vecchie cave in abbandono, e mirando verso destra a quella (cava Campanice) situata a SE: da un rudere al termine di un ultimo stradello si sale all’inizio su una divertente ma breve cresta a lastroni, e poi nel bosco senza traccia, fino a intercettare l’itinerario soprastante. Sconsigliato, perché scomodo e meno breve di quel che potrebbe sembrare.
N.B. 3 – Non si hanno notizie del tratto di cresta tra la strada del Cipollaio (al di sopra dell’alto sbalzo sovrastante) e il punto d’intersezione con il sentiero dal chiesino di Campanice.

Raggiunta la cresta O, se ne risale il filo all’aperto tra rocce ed erba, su terreno gradevole, panoramico e spesso esposto, all’inizio facile e in seguito più impegnativo: I-I+ e anche II se si segue il filo; ma sono possibili vari aggiramenti, uno dei quali, a sinistra su rampe infide, è pressoché obbligatorio. Infine, scendendo di qualche metro si cala all’ampia Foce Treta (1310 m c., h 1.00/2.10), di fronte al grande salto con cui prosegue la cresta, avendo a sinistra le placche in ombra e il sottostante bosco del cupo versante N, e a destra gli aperti e solari pendii erbosi del versante S (Campanice). Lasciata la cresta, si perde lentamente quota in quest’ultimo versante su tracce di capre, traversando verso sinistra (E) su un cengione di paleo, facile ma assai inclinato; raggiunto un invaso meno ripido al di sopra di grandi ghiaioni, lo si attraversa (quota minima 1275 m c.) ai piedi della parete SO del Freddone, risalendo di là alla propria sinistra, su chiara traccia, un valloncello erboso prima ai piedi delle rocce e poi al centro o sul lato opposto presso alcuni grandi faggi. Al culmine del valloncello (ometti) si traversa in orizzontale su traccia un po’ esposta, s’incrocia la cresta S del Freddone sotto un salto, e dopo pochi passi si raggiunge la via normale appena sopra la sella tra Freddone e Paglino (1325 m c., h 0.35/2.45). Dalla sella tra Freddone e Paglino si sale verso quest’ultimo per cresta, all’inizio boscosa; una quota rocciosa intermedia, non facile (II), richiede attenzione sia in salita che in discesa. Rientrati nel bosco si raggiunge infine la cima del M. Paglino (1384 m); da qui è consigliabile andare a visitare, con breve digressione pochi metri più in basso su una cresta secondaria in versante Campanice, una curiosa combinazione di massi detta ‘dolmen’ del Paglino.
Tornati al Paglino (h 0.30/3.15) si scende verso Fociomboli su cresta facile e bella (1294 m, h 0.25/3.40). Da Fociomboli, per sterrato si va a destra fino al bivio per Campanice, e da lì a Campanice e a Ponte Merletti sul sentiero CAI 129 (h 1.20/5.00).

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