LA GORETTA DI CAMAIORE

Sopra Càsoli a monte di Camaiore, la lunga condotta sotterranea di un acquedotto attraversa con poca pendenza, a una quota tra 825 e 600 metri, tutta la vasta zona che va dalla presa d’acqua più alta poco sotto la Focetta di S. Vincenzo fino al bacino di Setriana tra Casoli e Greppolungo. Per buona parte del suo sviluppo tale condotta, chiamata goretta, affiora alla superficie ricoperta da lastre di cemento orizzontali, ed è perciò comodamente camminabile; alcuni tratti sono un po’ aerei e altri sono resi angusti da rocce sporgenti; in pochi punti il passaggio è agevolato da corde fisse, cavi e scale. Tre segmenti della goretta sono scavati in galleria e sono quindi sbarrati e impercorribili, ma possono essere facilmente aggirati all’esterno su sentiero; dal bacino di Setriana, infine, l’acquedotto non offre più interesse all’escursionista perché scende in basso in condutture metalliche all’aperto. Il percorso integrale della goretta permette di traversare dalle pendici del M. Prana a quelle del Matanna e a quelle del M. Gabberi, e di visitare ambienti assai diversi: il piccolo, splendido borgo di Corogno, gli aspri solchi fluviali all’origine del Rio Lombricese, eventualmente la Grotta all’Onda con una breve digressione, e infine le imponenti pareti rocciose dei Pilastri di Setriana. Tutta la traversata lungo la goretta è segnata, di rosso o di altri colori.

Devo il nome e l’idea stessa di questo itinerario alla carta 4Land Camaiore e Massarosa 1:15.000 (solo l’ultima edizione del 2023, carta e app), e molte altre notizie sulla goretta a Silvano Ticciati, che ringrazio.

La partenza è da Casoli (Camaiore); sulla piazza (390 m) è difficile parcheggiare nei giorni festivi, ma va altrettanto bene lasciare l’auto in qualunque punto intermedio da lì fino allo stacco a destra dei sentieri CAI 112 e 105 (ex 2), che partono dalla strada asfaltata verso Trescolli a quasi 1 km dal paese, a 435 m c.
Si segue dunque il tracciato comune ai due sentieri CAI fino al bivio dove divergono; qui si prende a destra il sent. 112, diretto alla Focetta di S. Vincenzo, che pianeggia e va a traversare su un ponte il Fosso della Grotta all’Onda, uno dei rami d’origine del Rio Lombricese, e poi inizia a salire in destra idrografica del Fosso dell’Acqua Chiara, altro ramo del Lombricese, con un tracciato che guadagna regolarmente quota a tornanti mirabilmente lastricato a pietre (è la c.d. Scala Santa). Più su si lasciano a sinistra prima un bivio segnalato da una scritta per la grotta di Penna Buia, poi un altro per Corogno (ometto; h 0.45).
N.B. 1 – Da qui un breve sentiero non segnato porta a Corogno: utile per abbreviare la gita o per evitare la parte più alta della goretta, in cui si trova un tratto ripido e scivoloso attrezzato con corde fisse.

Infine, dopo un bellissimo tratto a lato del Fosso, che qui scorre sotto strapiombi rocciosi che incombono sulla sponda opposta, subito prima (due ometti) e subito dopo il suo attraversamento da sinistra a destra si trovano altri due bivi vicinissimi da cui si staccano a sinistra altrettanti sentieri che presto si riuniscono in destra idrografica del Fosso.
N.B. 2 – Questo sentiero sale con andamento parallelo e retrogrado rispetto al sent. 112 sottostante; a un bivio poco sopra il ramo principale mantiene la direzione portando anch’esso a Corogno; un ramo meno evidente e un po’ sporco vira a destra (ometto) e sale in breve a raggiungere la goretta, consentendo quindi di evitarne le corde fisse che si trovano a monte ma anche di percorrerne il bel tratto da qui a Corogno.

Ignorati tutti i bivi rammentati, si prosegue sul sent. 112 che ora sale in sinistra idrografica del Fosso allontandosi dal suo fondo fino a un bivio, dove a destra è segnalato un breve raccordo orizzontale al sent. 104 tra Metato e la Focetta di S. Vincenzo. Si continua ancora a sinistra sul sent. 112, percorrendo un tratto pianeggiante che porta di nuovo in prossimità del fondo del Fosso dell’Acqua Chiara; si giunge così a un bivio, dove a sinistra (segno arancione) si stacca un sentiero che scende in pochi metri al fondo del Fosso dove si trovano le opere di captazione (825 m c., h 0.30/1.15): qui inizia la goretta, che però nel primo tratto è interrata e non visibile. Di là dal fosso si segue dunque una chiara traccia che porta a due case (Baita Lorenzi); giunti alla prima si scende a sinistra verso il vicino Fosso, lungo il quale si trova una traccia che lo costeggia verso il basso fino a coincidere con la goretta finalmente riemersa, e già con il suo caratteristico aspetto di camminamento regolare e pressoché orizzontale. Seguendola si raggiunge presto un’altra opera idrica (un serbatoio in cemento), di là dalla quale una ripida ed esposta traccia scende per una decina di metri nel bosco scivoloso facilitata da alcune corde fisse. Al loro termine si ritrova la goretta con il suo andamento orizzontale; seguendola si giunge al punto in cui sale da sinistra il sentiero detto sopra e poi a Corogno, bell’agglomerato di poche case in posizione aperta e panoramica con vista sul Prana (730 m c.). Conviene ora perdere qualche metro di quota tra le case fino a intercettare un chiaro sentiero orizzontale che, seguìto verso destra, consente di proseguire il cammino sulla goretta o nei pressi. Giunti a un bivio, si lascia a destra un ramo che va a guadare il Fosso del Boschetto (un altro dei rami d’origine del Rio Lombricese) e a raggiungere il sent. 105 per la Foce del Crocione; si prende invece il ramo di sinistra che, più in basso del precedente, dopo avere sceso una scala di sicurezza metallica con gabbia -aggirabile a destra – raggiunge anch’esso il fondo del Fosso del Boschetto, dove si trovano altre opere di captazione. Subito dopo aver superato con cautela, anche con l’aiuto di un cavetto, il fondo (700 m c.; h 0.45/2.00), si evita assolutamente di percorrere un tratto sospeso in aria della goretta, stretto, coperto di muschio e puntellato da un palo, aggirandolo a destra; dopodiché la goretta riprende il suo andamento fino a un ripido solco, dove da un altro serbatoio scende una lunga scalinata di cemento, assai ripida e spesso umida ma facilitata da cavetti. Si continua oltrepassando sotto una bella balza rocciosa la cresta di Colle a Tosori, si supera un altro breve tratto facilitato da cavi e poi un’altra notevole opera di captazione, e si giunge infine a incrociare il sent. 105. Superatolo, si prosegue sulla goretta fino al ponte sul Fosso della Grotta all’Onda: 620 m c., h 0.40/2.40. Appena oltre il ponte, un sentiero sale a destra fino alla vicina Grotta (708 m), che pertanto chi vuole può visitare con una breve digressione; un altro sentiero scende a sinistra, sotto un serbatoio, fino alla stazione inferiore del pallone frenato (vedi su questo sito il relativo itinerario); la goretta continua invece orizzontale in mezzo ai due sentieri costeggiando a monte il serbatoio, ma nei primi metri non è percorribile perché sbarrata dai rovi; bisogna quindi percorrere il sentiero di sinistra finché, poco sotto, non è possibile risalire su vaga traccia nel bosco alla vicinissima goretta. La si segue giungendo così al primo tratto in galleria, impercorribile e comunque chiuso; subito a destra, una traccia sale molto ripida nei primi metri, e poi più agevole, fino a un sentiero sovrastante che proviene dalla Grotta all’Onda e consente di aggirare questo tratto.
N.B. 3 – Se il terreno non è perfettamente asciutto non conviene percorrere questa traccia, perché i primi metri risulterebbero assai scivolosi. In alternativa si utilizza invece una traccia che si stacca dalla goretta a un bivio non molto evidente subito dopo (per chi torna indietro dalla galleria) un’opera idrica, e che sale al sentiero sovrastante raggiungendolo all’altezza di alcune vasche d’acqua con fonte.
Chi avesse effettuato la digressione alla Grotta all’Onda accennata sopra, anziché scendere di nuovo al ponte di partenza può già da lassù prendere il sentiero che porta alle vasche, rinunciando così a percorrere un piccolo segmento della goretta.

Il sentiero che aggira in alto la galleria, dopo qualche minuto su bel terreno roccioso scende di nuovo alla goretta all’inizio di un tratto in cui essa è mal percorribile perché sovrastata da tetti rocciosi che obbligherebbero a procedere carponi, ed è quindi affiancata a valle da un camminamento su grate metalliche con ringhiera.
N.B. 4 – Da questo punto si può tornare indietro per pochi metri sulla goretta fino a visitare l’uscita della prima galleria appena aggirata.

La goretta ora prosegue inoltrandosi, con percorso elementare, su terreno ameno e qua e là ingentilito da case e coltivazioni, fino a incrociare uno sterrato e poi la strada asfaltata – anche segnavia CAI 106 – che da Casoli sale a Trescolli (600 m c., h 1.20/4.00); di là si raggiungono le case di Luciana (610 m c.) e si continua verso le ormai vicine pareti dei Pilastri di Setriana. Raggiunta un’altra galleria – la seconda -, bisogna retrocedere per qualche decina di metri fino a un evidente sentiero che scende a valle (destra se si sta tornando indietro); a un bivio poco sotto si può continuare in due modi:
1. Si prende il ramo che scende a sinistra e si raggiunge il sottostante sentiero della TFC (Traversata delle Frazioni Camaioresi), seguendo il quale a destra si sale in breve alla marginetta a 581 m alla base della cresta del Gevoli (vedi Apuane 2 it. 97).
2. Si prende il ramo di destra risalendo alla goretta, sulla quale una digressione di pochi passi a destra porta a visitare l’uscita della seconda galleria; prendendo invece a sinistra si va a un’altra galleria sbarrata: è la terza. Da qui o si torna indietro al bivio sotto la goretta oppure si mantiene la direzione scendendo a sinistra su una traccia alla base delle pareti rocciose; quando la traccia si esaurisce alcune corde fisse al servizio degli arrampicatori consentono di proseguire la discesa fino alla TFC: attenzione! questo tratto non è affatto banale, specialmente in un salto verticale di qualche metro di roccia liscia.
Raggiunta la marginetta citata (h 0.45/4.45), che si trova su un ripiano assai panoramico alla base della cresta del Gevoli – che altro non è che il bordo superiore dei due Pilastri di Setriana e di altri settori d’arrampicata -, si trascura un sentiero che a sinistra porta alla cava di Setriana (indicazione su cartello) e si segue invece a destra la TFC, che sale alcuni metri e recupera il tracciato della goretta.
N.B. 5 – Da qui in pochi metri si può andare a destra a visitare l’uscita della terza e ultima galleria.

Infine, dopo pochi minuti la goretta, che ora coincide con la TFC, va a raggiungere in loc. La Polla il bacino artificiale di Setriana dove essa termina (600 m c., h 0.15/5.00).
Il ritorno a Casoli può essere effettuato in tre modi:
1. Il più breve e sbrigativo (comunque bello) consiste nel ripercorrere la TFC fino alla marginetta e al bivio sottostante con il raccordo alla goretta, e poi proseguire su di essa fino al paese.
2. Il più lungo (h. 1.15 dalla Polla a Casoli): giunti al bacino di Setriana lo si costeggia sulla sinistra fino a un chiaro sentiero che scende alla vicina casa di Setriana. Da qui (traccia confusa) si scende ancora nel rado bosco fino al limite di una zona prativa terrazzata, dove si intercetta una traccia orizzontale, vaga e multipla, da seguire verso sinistra fino a una prima e poi a una seconda casa che è un punto di riferimento essenziale, perché subito a monte di quest’ultima la traccia diventa un sentiero inconfondibile. Lo si segue, con bei tratti in forma di scalinata rocciosa, fino alle case di Rómbolo, da cui in breve per stradello si giunge a Casoli. Attenzione, orientamento difficile.
3. Ritornati dal bacino di Setriana alla marginetta a 581 m, si prende il sentiero che porta in breve alla cava abbandonata di Setriana e poi scende nel bosco e tra i campi fino a una casa: alla sua destra (provenendo dall’alto) si nota un’altra casa, che è quella già individuata come “punto di riferimento essenziale”; poi come sopra. Con questa opzione si va comunque a percorrere il bel sentiero per Rombolo ma senza particolari problemi d’orientamento.

EE; ma E se il terreno è asciutto e se si evitano le corde fisse iniziali, il più impegnativo dei due possibili aggiramenti della prima galleria e l’aggiramento su corde fisse della terza. La gita può essere effettuata anche in senso contrario a quello qui descritto: in tal caso, anzi, si ha il vantaggio di percorrere in salita i sia pur facili tratti attrezzati.
Senza la digressione alla Grotta all’Onda: dislivello 500 m e h 6.15 per il percorso integrale con l’opzione di discesa più lunga.

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