

Da carta Tabacco
NEI MONTI DEL SOLE: VAL SOFFIA, FERUCH E BIVACCO VALDO
In questo sito sono già presenti due itinerari nelle Alpi Giulie (Cenge del Kanjavec e Veunza-Strugova-Ponze) relativamente poco frequentati, ma certo non si aveva la pretesa di rivelare chissà che novità; allo stesso modo, pubblicandone ora uno in Dolomiti, si vuole soltanto segnalare ai frequentatori del sito, presumibilmente toscani, un itinerario extraregionale che si svolga in luoghi poco conosciuti ma di grande interesse; e tale scopo si raggiunge facilmente scegliendo il gruppo dei Monti del Sole, il meno noto (al di fuori della cerchia dei locali) e il più selvaggio delle Dolomiti, situato in destra idrografica del torrente Cordevole e in sinistra del Mis, tra Schiara a Est, Pizzocco e Sass de Mura a Ovest e Pale di San Martino a Nord. C’è un altro motivo che spinge a visitare i Monti del Sole: una certa aria di famiglia con le Alpi Apuane, più esattamente con quelle di Renara. Si tratta infatti di monti bassi ma asperrimi, che alla roccia alternano pendii ripidissimi d’erba (che non è il paleo ma la loppa) e che sono ricchi di vertiginose cenge dette viàz, percorse da camosci e (un tempo) dai loro temerari cacciatori: “inverosimili dirupi mezzo nascosti da alberi e cespugli pencolanti sull’abisso…” (Dino Buzzati); gli apuanisti più smaliziati si sentiranno a casa loro.
Per chi volesse approfondire, ecco una guida: Monti del Sole e Piz de Mezodì, a cura di Pietro Sommavilla e Luca Celi, Fondazione Giovanni Angelini 2022; e la biografia del più celebre di quei leggendari cacciatori (oltre che grande alpinista): Luisa Mandrin, La forza della natura: Franco Miotto, l’uomo dei viàz, CDA & Vivalda 2002. Erri De Luca ne Il peso della farfalla (Feltrinelli 2009) ha poi raccontato di nuovo – senza fare il nome né del protagonista né della scrittrice – lo sconvolgente episodio centrale della vita di caccia di Miotto e del libro della Mandrin.
L’itinerario ad anello qui presentato, relativamente facile per gli standard dei Monti del Sole ma in assoluto difficile e riservato a escursionisti esperti, consente di risalire una delle valli principali del gruppo e di affacciarsi su un’altra – la più lunga e importante – dall’alto della remota forcella che le divide; poi di attraversare il solitario ambiente ai piedi dei Feruch, il sottogruppo che è il cuore di questi monti, e di visitare il bivacco Valdo nello stupendo circo della Borala. Chi scrive, però, avendolo percorso nel lontano 2015, lo illustra come lo trovò all’epoca: per ripeterlo ora ci si dovrà pertanto procurare altrove informazioni aggiornate, in particolare su: apertura o chiusura al traffico della strada fino a Gena Alta, agibilità del bivacco, stato attuale delle attrezzature e delle segnalazioni sul percorso.
N.B. Attenzione alle zecche! che in questo gruppo sono purtroppo onnipresenti.
EE (II+), dislivello 1400 m, h 7.15.
Dalle poche case di Gena Bassa (433 m) sul lago del Mis (a mezza via tra Belluno e Feltre), per strada asfaltata interdetta al traffico ordinario si sale a quelle di Gena Media e infine di Gena Alta (800 m), dove la strada termina (h 1.00). Appena prima delle case, a sinistra di una fontana si prende il sent. CAI 871 per il bivacco Valdo e Forcella dei Pon, segnalato da un cartello e marcato sul percorso con segni bianco-rossi o rossi. Alti sulla Val Soffia che si trova in basso a destra, si procede a mezza costa tra erba, mughi e detriti, spesso in esposizione, oltrepassando prima un canale facilitato da un cavo e poi salendo un camino attrezzato; verso il lato opposto della valle si apre una spettacolare vista d’infilata sulla Val Feruch, affluente di sinistra della Val Soffia, su fino alla Forcella dei Pon alla sua testata. Giunti a traversare il fondovalle, poco oltre si arriva a un bivio (1350 m; h 1.30/2.30): il sentiero di destra (che verrà percorso in parte al ritorno) sale al bivacco Valdo e a Forcella dei Pon; quello di sinistra (sulle carte sent. CAI 872), che ora e per poco è in sinistra idrografica della Val Soffia, sale a Forcella Zana alla sua testata. Si entra presto nel fondovalle: un canalone roccioso a grandi massi, che si risale al meglio, anche seguendo qualche segno rosso, e in un punto aiutandosi con un vecchio cavo, con difficoltà fino al II/II+ ma sempre con poca esposizione. Un ultimo pendio di mughi porta a Forcella Zana (1670 m, h 1.00/3.30), tra Pizzo di Mezzodì (o Pizzone) e Cima O dei Feruch; di là precipita la Val Pegolera, lunghissimo solco che, assieme alla Val Soffia appena risalita divide i Monti del Sole propriamente detti dal gruppo del Pizzo di Mezzodì, non meno aspro e un po’ più alto (2238 m; la Cima del Bus del Diaol, la più alta dei Monti del Sole, è 2148 m), e con diverse caratteristiche geologiche. Per il bivacco Valdo si va a destra seguendo un tratto della c.d. Alta Via dei Monti del Sole, ardito percorso di due giorni, ideato e segnalato mezzo secolo fa, che consente o consentiva a escursionisti esperti e non digiuni di manovre di corda di attraversare tutto il gruppo con difficoltà non superiori al II. Si segue dunque, favoriti da ometti e segni rari e sbiaditi, una traccia tra i mughi ai piedi delle imponenti e verticali cime dei Feruch salendo fino alla quota massima di 1740 m; a un bivio si preferisce il tracciato di destra, che prosegue la traversata senza contropendenze; dopo un tratto in discesa su terreno insidioso di erbe ripide, si va a doppiare uno spigolo roccioso, ci si affaccia sul circo della Borala, splendido anfiteatro roccioso ai piedi della omonima Cima- 2137 m -, la più alta dei Feruch, e si raggiunge nella faggeta il bivacco Valdo (1550 m, h 1.00/4.30): riparo prezioso in caso di bisogno oppure base per dividere in due giorni l’Alta Via o per altre traversate, ma disarredato a causa delle zecche che infestano la zona. Dal bivacco, lasciato a sinistra il ramo del sent. 671 che sale a Forcella dei Pon, se ne prende a destra l’altro che scende verso Gena – attenzione, all’inizio il tracciato è confuso -; dopo un tratto tra faggi e poi tra larici si traversa all’aperto, avendo a sinistra in basso la Val Feruch, con molta cautela a causa di qualche passaggio delicato e per l’esposizione, più insidiosa perché spesso mascherata dai mughi; raggiunto infine il bivio per Forcella Zana si scende a Gena Alta e a Gena Bassa come all’andata (h 2.45/7.15).