

Lo schizzo di Bruni, da Gli Alpinisti Milanesi nelle Alpi Apuane, SEA Carrara 2024
LA PIAZZOLA IN CIMA AL PROCINTO E ALTRE DIVAGAZIONI SOMMITALI
Chi, salita la via ferrata del Procinto, prima di toccare la croce di vetta volesse per qualche motivo uscire dal sentiero e inoltrarsi nel c.d. Giardino, cioè nella calotta sommitale boscosa del Procinto, potrebbe facilmente imbattersi nella stessa sorpresa che capitò a chi scrive e a Silvano Rossi, che vi trovarono inaspettatamente, poco sopra il bordo della parete Ovest, una larga e ben conservata piazzola con tanto di muri a secco di sostegno; il nostro motivo per girellare lassù era quello di ripercorrere un breve itinerario sommitale rappresentato in uno schizzo di Aristide Bruni, il primo salitore ufficiale del Procinto nel 1879.
Si tratta di una piazzola del carbone? se lo fosse, si resterebbe ammirati da tanto coraggio e spirito di sacrificio, se solo si pensa – oltre al resto – alle difficoltà di portare a valle il carbone lungo la via ferrata (che esiste dal 1893; una cosa del genere prima di tale anno non è neanche pensabile); ma desta perplessità la presenza alla superficie della piazzola di un integro manto erboso senza nessuna traccia o indizio di terra annerita o altri segni di preparazione del carbone; chi salisse lassù con una zappa o attrezzi del genere potrebbe forse chiarire definitivamente il dubbio dando un’occhiata sotto il paleo.
Si tratta della base di una teleferica per portare a valle la legna tagliata? ma le teleferiche dei boscaioli erano essenziali e rudimentali, costituite da poco più di un cavo e di un albero a cui ancorarlo, e non avevano bisogno di tanto spazio spianato e sostenuto da muri.
Si tratta, infine, di un’opera militare? “Le difese [nazifasciste] della Linea Gotica Occidentale, comprese quelle sulle Alpi Apuane, furono costruite nella primavera/estate 1944 dalle maestranze dell’Organizzazione Todt (OT), costituite da civili del posto…” (DAVIDE DEL GIUDICE, Alpini sulla Linea Gotica delle Apuane, Editrice Lo Scarabeo, Milano 2011, pg. 23); esse si sviluppavano tra l’altro su “… monte Piglione, monte Matanna, passo del Callare, monte Nona, monte Forato, fino alla Pania della Croce” (CESARE FIASCHI, La guerra sulla Linea Gotica occidentale, Editrice Lo Scarabeo, Bologna 1999, pg. 36). In tale prospettiva bellica il Procinto è una specie di avamposto del Nona; i “civili del posto” conoscevano certo molto bene il Procinto; e la piazzola è rivolta verso il mare, da cui poteva venire la minaccia. Era un osservatorio, una postazione di artiglieria? La parola agli esperti, o a chi salito lassù troverà indizi che a noi sono sfuggiti.
Resta da dire che l’attuale tracciato che va alla piazzola sembra corrispondere all’incirca a quello disegnato da Bruni nel suo schizzo. La cosa più probabile è che si tratti di una coincidenza (per quanto un po’ sorprendente), resa possibile dal fatto che la zona in cui si trova tale tracciato è la meno ripida di tutta la calotta sommitale, e quindi la più propizia sia a passeggiate sommitali (ai tempi di Bruni) sia a costruzione di piazzole a qualunque scopo adibite (qualche decennio dopo); altrimenti bisognerebbe pensare che ai tempi di Bruni già si trovasse lassù uno slargo – di cui tuttavia né Bruni né altre fonti coeve fanno menzione – per calare a valle con una teleferica il legname tagliato; è questa infatti l’unica ipotesi, delle tre accennate sopra, che non risulti manifestamente impossibile in tempi precedenti l’apertura della via ferrata, tanto più che si sa con certezza che prima dell’ascensione alpinistica di Bruni il Procinto era già stato salito da boscaioli.
Giunti al termine delle attrezzature della via ferrata e passati sotto l’Antro di Budden, pochi metri dopo, a una decisa svolta verso destra del sentiero che sale alla croce di vetta, si prende invece una traccia che prosegue a diritto fino a un vicino ripiano; da qui si continua a seguirla a destra scendendo con qualche confuso tornante in un pendio misto di alberi ed erba, fino ad avvistare poco sotto una specie di piattaforma che, raggiunta, si rivela essere una larga piazzola orizzontale erbosa, sorretta su tre lati da altrettanti muri a secco. Poco più giù s’intuisce l’orlo della parete O del Procinto, a cui ci si può avvicinare con prudenza per godere del panorama che si apre da lì.
Si può ora proseguire il tour sommitale traversando verso destra (N e poi E) in quota su terreno non troppo ripido tra gli alberi, a distanza di sicurezza dal vuoto sottostante, fino a raggiungere uno stretto pulpito assai panoramico su una dorsale orientata a N: qui giunge dal basso – probabilmente dall’uscita di una via di arrampicata – una corda; qualche altro segno del passaggio di arrampicatori (cordini agli alberi) si trova qua e là. Dalla dorsale la prosecuzione più consigliabile è di seguirne il filo facilmente fino alla croce del Procinto, aggirandone poco sotto la cima un breve tratto di roccette; altrimenti la si può scavalcare e continuare la traversata, ora però più scabrosa e su un pendio più inclinato, fino a un tozzo e poderoso gendarme in versante E che si può oltrepassare sia a monte che a valle. Di là si è costretti a interrompere la traversata (che sarebbe piaciuto completare con il ritorno all’Antro di Budden) in un punto da cui ci si affaccia sul vuoto; ma poco prima di quel punto si può salire a destra, con molta attenzione, su una ripida rampa terrosa che porta a una crestina rocciosa e detritica orientata a S, lungo la quale si raggiunge facilmente la croce.
La visita alla piazzola del Procinto presuppone la salita (e poi la discesa) della via ferrata a tale monte, e comporta quindi l’uso dell’attrezzatura idonea: imbraco, set da ferrata e casco: EEA.
Poiché ci si trova sempre poco sopra il bordo delle pareti, sia la visita alla piazzola che il resto richiedono molta attenzione ed esperienza su terreni ripidi e senza tracce: EE. Attenzione! il terreno deve essere asciutto.
La visita alla piazzola e le altre divagazioni comportano un dislivello irrilevante e un tempo di percorrenza valutabile a mezzora o poco più; ma naturalmente bisogna prima giungere ai piedi della via ferrata e percorrerla, e poi tornare al punto di partenza.