CRESTE E BALZI AL RIO DELLA SEGA

Del Rio della Sega, affluente di destra della Scesta, nel libro Le dolomiti della Val di Lima e l’Orrido di Botri si parlava brevemente all’it. A12; alcuni tracciati che lo attraversano (it. E20-22) erano descritti nel capitolo sul Prato Fiorito; e un itinerario importante e frequentato di tale capitolo, la cresta di Carpineta (it. E24), altro non è che la sua sponda destra idrografica; ma è molto interessante anche la cresta in sinistra idrografica, di cui il libro dava solo pochi cenni, sulla base di informazioni altrui, a pg. 231. Va poi detto che, in alternativa al tratto più impegnativo della stessa cresta di Carpineta, si può preferire a lato una variante assai suggestiva, esposta ma facile, che ha il vantaggio di permettere di scendere la cresta senza particolari difficoltà. Si descrive qui dunque un anello attorno al Rio della Sega che percorre ambedue le creste che ne chiudono la valle, l’una in salita l’altra in discesa, collegandole in alto con un tratto della strada di Siviglioli.
N.B. Il toponimo Valle Bornia, che nella CTR è spalmato su largo tratto del fianco sinistro idrografico del Rio della Sega a monte del Balzo dell’Aquila, in una carta catastale ottocentesca identifica invece in maniera più precisa e appropriata un affluente di sinistra del Rio della Sega che scende dalle Campore.
Riguardo ai ‘Balzi’ del titolo, sulla CTR è appunto citato il Balzo dell’Aquila (609.8 m); più a Ovest se ne trova un altro più alto (643.9 m), più imponente e più bello, che è anonimo su CTR ma è meritevole di un nome. La già detta carta catastale colloca un Balzo allo Spennocchio appena a Ovest di tale quota, forse a indicare, più che un punto culminante, l’intera scarpata, precipite verso il fondovalle, che da esso si allunga verso Ovest: tutto sommato, quindi, il nome sembra congruo ed è bene recuperarlo, anche se in un precedente intervento – prima dell’esame della vecchia cartografia – si era invece proposto quello di Balzo di Bornia.
Quanto al bel sentiero che dal Balzo allo Spennocchio traversa lungamente fino alla strada di Siviglioli, si propone qui di chiamarlo ‘sentiero di Valle Bornia’, anche in analogia con il sentiero di Valle Treta sul fianco opposto del Rio della Sega.

Dal cimitero di Palleggio (285 m) si segue lo sterrato in destra idrografica della Scesta fino al ponte sul Rio della Sega: qui si prende una traccia segnata sulla sua sinistra idrografica che raggiunge un bivio da cui si sale a destra alla Grotta dei Colonnelli (h 0.45; vedi it. A12).
A destra della Grotta la traccia guadagna pochi metri di quota fino a un ripiano già sulla cresta del Balzo dell’Aquila; la si segue verso sinistra salendo facilmente nel bosco fino a un salto di una decina di metri che è il punto più impegnativo dell’itinerario, agevolato da due brevi corde fisse che ne azzerano le difficoltà (altrimenti fino al II+); al di sopra ci si trova a un altro ripiano (465 m c.) dove s’incrocia l’it. E20-21 da S. Cassiano a Metato Carpini. Si continua a rimontare il roccioso filo di cresta (I), ora in ambiente più aperto e assai attraente, aggirandone a sinistra per cengette un tratto verticale e poi superando un bel passaggio – aggirabile a destra – su una corta ma ripida e liscia lastra (II); al di sopra si giunge facilmente sul poco appariscente Balzo dell’Aquila (609.8 m, h 0.45/1.30). Sul lato opposto si prosegue per pochi minuti su traccia orizzontale nell’erba che poi lascia la dorsale principale, boscosa e poco interessante (la cui lontana origine è alla cresta Zampino), traversa a sinistra e, superato uno stretto e ripido invaso erboso con una rampa su roccette un po’ esposte, raggiunge presto il panoramico Balzo allo Spennocchio (643.9 m, h 0.15/1.45). Salita la breve e bella cresta rocciosa soprastante, di cui il Balzo allo Spennocchio è l’ultimo pulpito affacciato sul vuoto, di nuovo si va a intercettare un sentiero orizzontale che piega a sinistra, traversando lungamente a mezza costa sul fianco sinistro idrografico del Rio della Sega. Si tocca così un altro spettacolare pulpito roccioso; si attraversa la Valle Bornia, dove si trova un muretto di sostegno, e si continua lungamente in bell’ambiente aperto fino a entrare in una zona coperta da vegetazione, con qualche tratto intricato e confuso dove l’orientamento è favorito da una serie di fettucce sugli alberi; si esce infine sulla strada di Siviglioli poco lontani dal guado del Rio della Sega, cui si giunge in breve verso sinistra (645 m c., h 0.45/2.30). Appena oltre, sarebbe attraente la possibilità di proseguire sul sentiero di Valle Treta (it. E25) fino a un bivio poco prima della cresta di Carpineta dove, seguendo la traccia di sinistra, si andrebbe a prendere direttamente la variante qui sotto descritta; ma all’ultima ricognizione (30 ottobre 2024) il tratto iniziale di tale sentiero risultava davvero troppo infrascato per consigliarlo. Bisogna quindi proseguire sulla strada di Siviglioli fino a Col di Carpineta (841 m) e da qui scendere facilmente la cresta omonima fino alla marcata sella a cui sale da sinistra il sentiero di Valle Treta (h 0.45/3.15); da qui, senza necessità di effettuare un giro vizioso per raggiungere il bivio citato sopra, si scende direttamente l’invaso della sella fino a confluire, pochi metri sotto, su una traccia trasversale, scoscesa e un po’ confusa. La si segue dunque verso destra prestando la massima attenzione alle fettucce e agli ometti che marcano il percorso, mirando a una vicina dorsale rocciosa e più precisamente a un ripiano erboso che la interrompe e su cui si trova appunto un ometto: al di là del ripiano inizia una breve ma splendida e assai esposta cengia che porta alla cresta di Carpineta ai piedi della liscia paretina verticale che ne rappresenta il tratto più impegnativo (h 0.15/3.30). Da qui si scende la cresta con attenzione ma facilmente, con aggiramenti a destra dov’è opportuno, fino alla sua base (560 m c.). Bisogna ora traversare un po’ a destra senza perdere quota, individuare l’inizio della Grottalunga sulla destra della dorsale di Colle a Buta e, seguendo l’it. E22, costeggiarla sulla destra fino a un pianoro; sul lato opposto del pianoro (cioè a valle; attenzione agli ometti!) si continua a seguire la dorsale, tenendola ora alla propria destra, finché la traccia non cala nettamente a sinistra fino al letto del Rio della Sega appena al di sopra della sua confluenza nella Scesta, dove si trova il ponte già visto. Da qui si ritorna al cimitero di Palleggio come all’andata (h 1.15/4.45).

EE (I), dislivello 600 m, h 4.45. Attenzione: poiché l’ultimo tratto del sentiero di Valle Bornia è disturbato dalla vegetazione, è opportuno percorrere questo itinerario soltanto nelle stagioni fredde.

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